La scardola europea[2] (Scardinius erythrophthalmus Linnaeus, 1758) è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cyprinidae.
La forma del corpo è tipica di quella della famiglia Cyprinidae: compresso ai fianchi, con dorso piuttosto alto e ventre pronunciato in età adulta. I giovani sono più filiformi.
La scardola presenta grosse scaglie dai magnifici riflessi argentei, così appunto come la sua livrea, che vede anche dorso e fianchi dai riflessi dorati, mentre il ventre è quasi bianco. Le pinne pelviche, anale e caudale sono talvolta rosse, altrimenti verde-grigiastre.
Supera una lunghezza di 50 cm e i 2,5 kg di peso, con un'aspettativa di vita di oltre 18 anni.
La deposizione avviene tra maggio e luglio: le uova, piccole e opaline, sono deposte tra le piante acquatiche, alle quali si attaccano tramite un muco adesivo.
La scardola ha dieta onnivora, si ciba di insetti, pesci, crostacei, zooplancton e detriti vegetali.
È preda abituale di lucci, lucioperca, siluri, così come di tutti i pesci predatori che ne condividono l'habitat.
È preda abituale del cormorano, con notevole rarefazione laddove la presenza di questi uccelli ittiofagi è numerosa.
È diffusa nelle acque dolci dell'Europa e dell'Asia occidentale. Vista la sua rapidissima riproduzione e la sua resistenza anche ad acque inquinate e poco ossigenate, la si considera infestante e potenzialmente pericolosa per l'ecosistema.
In Italia è presente sull'intero territorio ed è frequentissima nei medi e grandi laghi del Nord (Pusiano, Garda, Maggiore e Iseo) e del centro (Bolsena).
Subisce la competizione di Pseudorasbora parva e di Rutilus rutilus, con contrazione rapida delle popolazioni in seguito alla comparsa di queste specie alloctone.
Abita acque calme (laghi, stagni) e fiumi a corrente lenta, con generosa presenza di piante acquatiche tra cui si riproduce.
Alcuni autori riconoscono come specie a sé stante Scardinius scardafa (Bonaparte, 1837), endemica dell'Italia centro-meridionale. Questa specie è riconosciuta solo da una minoranza di ittiologi e sarebbe quasi estinta, sopravvivendo solo in alcuni bacini lacustri del centro Italia[3][4].
Dato che abbocca voracemente a qualsiasi esca animale le venga presentata, è un pesce apprezzato soprattutto da bambini alle prime armi e da garisti, mentre è piuttosto detestato da tutti gli altri in quanto spesso rende impossibile la pesca a prede più pregiate.
Le sue carni sono insipide e liscosissime, pertanto il suo interesse commerciale è considerato nullo, salvo che sul lago d'Iseo, dove i grossi esemplari di scardola sono salati e pressati in barili. Esemplari di piccole dimensioni, una volta puliti, aperti a libro e diliscati, si prestano al consumo impanati e fritti; i filetti dei grossi esemplari, una volta macinati molto finemente, possono sostituire la carne nella preparazione di polpette.
Chiaramente la salubrità e la qualità delle carni variano a seconda dell'habitat dell'animale. Tendenzialmente esse possono essere associate ad un sapore erboso viste le abitudini stazionarie e alimentari assimilabili a quelle della carpa o della breme.
La scardola europea (Scardinius erythrophthalmus Linnaeus, 1758) è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cyprinidae.