L'aringa[2] (Clupea harengus Linnaeus, 1758) è un pesce osseo marino appartenente alla famiglia dei Clupeidae.
Questo pesce è diffuso lungo le acque costiere dell'Atlantico settentrionale. Sulla costa americana l'areale dell'aringa va dal Labrador alla Carolina del Sud, nella parte orientale dell'Atlantico dall'Islanda e le isole Spitzbergen al nord del Golfo di Guascogna nonché nel mar Baltico. È del tutto assente dal mar Mediterraneo. Le aringhe sono pesci pelagici che formano grandi banchi. I banchi di aringhe si trovano più spesso in acque costiere durante la riproduzione mentre per nutrirsi si spostano più al largo e anche in acque oceaniche. I giovanili si incontrano molto spesso sottocosta, gli adulti effettuano migrazioni verticali, spostandosi in acque più profonde fino a 200 metri durante le ore diurne[3].
Il corpo è fusiforme e appiattito lateralmente, ricoperto da scaglie piccole e non facilmente caduche come in altri Clupeidae. Sul ventre le scaglie formano una carena non molto forte[4]. La bocca ha la mandibola prominente e più lunga della mascella. L'opercolo branchiale è liscio, con il margine posteriore arrotondato[5]. La pinna dorsale è inserita anteriormente all'origine delle pinne ventrali[4].
Il colore è azzurro o verdastro sul dorso e argenteo su fianchi e ventre, non sono presenti punti scuri[4].
La taglia raggiunge eccezionalmente i 45 cm ma normalmente non supera i 30. Il peso massimo noto è di 1,1 kg[3].
La riproduzione avviene in tutto il periodo dell'anno, esistono varie popolazioni, anche viventi nelle stesse aree, che si riproducono in vari momenti dell'anno. Le femmine producono da 20.000 a 80.000 uova di 1-1,5 mm di diametro che vengono deposte in zone dal fondo ciottoloso raggiunte attraverso migrazioni riproduttive. Le uova, al contrario di molti altri clupeidi, non sono pelagiche[5].
L'aringa si nutre prevalentemente per filtrazione, le prede principali sono copepodi planctonici[3].
È preda abituale di numerose specie animali, soprattutto mammiferi come foche e focene, uccelli (Mergus merganser, Rissa tridactyla, Morus bassanus, Clangula hyemalis), calamari (Loligo forbesi, Illex illecebrosus), squali e razze (Prionace glauca, Squalus acanthias, Sphyrna lewini e Raja clavata), nonché numerose specie di pesci ossei (Salmo salar, Lophius piscatorius, Merluccius merluccius, Gadus morhua, pesci del genere Sebastes e altri).
L'aringa è uno dei principali bersagli delle flotte da pesca nordeuropee ed ha una grandissima importanza per la pesca commerciale e l'economia stessa di intere nazioni europee. Tutt'oggi gli stock dell'Atlantico e del Mare del Nord vengono sfruttati per essere trattati e commercializzati freschi, sotto sale o marinati. In Italia l'aringa non è oggi molto diffusa ed è meno conosciuta di numerose specie di pesce azzurro del Mediterraneo, ma in passato il consumo di aringhe salate era frequente come cibo povero, per esempio in Veneto, Emilia e Toscana[6]. Questo pesce ha avuto una parte importante nell'alimentazione delle popolazioni del Nord Europa fin dal Medioevo, tanto da essere usate persino in alcune cerimonie religiose dai monaci.
In araldica l'aringa è una figura animale non molto diffusa, contemplata nell'araldica civica di alcuni paesi del Nord Europa.
È ospite piuttosto frequente del nematode Anisakis che causa problemi di parassitosi anche agli esseri umani, se ingeriti crudi o poco cotti.
L'aringa (Clupea harengus Linnaeus, 1758) è un pesce osseo marino appartenente alla famiglia dei Clupeidae.