La scardola italica o semplicemente scardola (Scardinius hesperidicus Bonaparte, 1845) è un pesce della famiglia Cyprinidae.[1]
Non raggiunge grandi dimensioni, il suo peso massimo si aggira su 1-1.5 kg per 40-45 cm massimi di lunghezza; il corpo è molto simile a quello della scardola europea, dorso arcuato, occhi grandi, livrea argentea, l'unica differenza sta nel fatto che tutte le pinne presentano una colorazione grigia anziché rossa.
Autoctono della Pianura Padana, come la scardola europea predilige acque a corrente calma o moderata, ricche di vegetazione acquatica, non disdegna acque inquinate e/o carenti d'ossigeno.
È un pesce prettamente onnivoro che si nutre spesso in superficie ma a volte anche sul fondo alla ricerca di lombrichi e larve, nutrendosi anche di zooplancton e materiale vegetale; in estate può cacciare piccoli insetti.
Viene predata da lucci, luciperca, pesci siluro e persici trota.
In ambito commerciale il suo interesse è pressoché nullo la sua carne risulta stopposa, insipida e piena di lische. In ambito sportivo la scardola è un pesce vorace che attacca molto facilmente esche naturali come mais e lombrichi di terra e letame, essendo un pesce gregario, che si muove in branco, è facile dopo una cattura di un singolo esemplare riuscire a pescarne altri, i grossi esemplari sono ricercati dai pescatori sportivi per la loro combattività, si insidiano anche con pasture apposite dall'aroma pungente per attirare i pesci. Essendo un pesce che mangia in superficie la tecnica privilegiata è quella a galleggiante, ma si possono insidiare anche a fondo o a feeder.
La scardola italica o semplicemente scardola (Scardinius hesperidicus Bonaparte, 1845) è un pesce della famiglia Cyprinidae.