Barbarea W.T.Aiton, 1812 è un genere di piante angiosperme eudicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae,[1] dall'aspetto di piccole erbacee bienni o perenni dalla tipica infiorescenza recemosa con fiori gialli.
La famiglia delle Brassicaceae (assieme alle Asteraceae) è una delle più numerose delle Angiosperme con circa 350 generi e 3000 specie[2], diffusa principalmente nella fascia temperata e fredda del nostro globo. Il genere Barbarea comprende circa 22 specie, 7 delle quali sono presenti spontaneamente sul territorio italiano.
Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Brassicaceae all'ordine Capparales mentre la moderna classificazione APG la colloca nell'ordine delle Brassicales. Sempre in base alla classificazione APG sono cambiati anche i livelli superiori (vedi tabella a destra).
Nelle classificazioni più vecchie la famiglia del genere Barbarea era chiamata anche Crociferae e a volte Cruciferae.
Nelle prime classificazioni scientifiche di Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778) i fiori dell'"Erba di Santa Barbara" erano compresi nel genere Erysimum.
Qui di seguito è indicata la classificazione scientifica di questo genere[3][4]:
Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora italiana) l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche[5].
La famiglia delle Brassicaceae è molto vasta con tanti generi, molto dei quali a fiori gialli e quindi abbastanza simili al genere Barbarea. Nell'elenco che segue sono indicati i generi che più si avvicinano a quello di questa scheda:
Il nome generico (Barbarea) è stato assegnato dal botanico scozzese Robert Brown (21 dicembre 1773 – 10 giugno 1858) in una pubblicazione del 1812, probabilmente in onore di Santa Barbara. Santa Barbara è la protettrice dei minatori (in particolar modo degli addetti alla preparazione e custodia degli esplosivi) e questa pianta nel passato è servita spesso a guarire le ferite causate da questo pericoloso lavoro (queste piante hanno delle buone proprietà vulnerarie); secondo alcuni testi il nome potrebbe essere derivato da questo impiego.
Alcune piante di questo genere emanano un odore nauseabondo. L'altezza massima (almeno per le specie europee) può essere di un metro. La forma biologica prevalente è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacea con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, dotate di un asse fiorale più o meno eretto e con poche foglie.
Il portamento (Barbarea bracetosa)
Le foglie (Barbarea orthoceras)
Infiorescenza (Barbarea orthoceras)
I fiori (Barbarea vulgaris)
Località: Praloran, Limana (BL), 319 m s.l.m. - 16/04/2007
Le radice normalmente sono del tipo a fittone.
Il fusto si presenta eretto, ramoso con steli angolosi e striati. Può essere anche legnoso.
L'infiorescenza è formata da grappoli di piccoli fiori gialli (per alcune specie il colore è bianco) su terminali eretti (struttura di un racemo allungato a pannocchia). In questo tipo di infiorescenza non esiste un singolo fiore apicale. I fiori sono inoltre privi di brattee e sono brevemente peduncolati.
I fiori sono ermafroditi, dialipetali, attinomorfi (in realtà sono fiori dissimmetrici – a due piani di simmetria) e tetrameri (calice e corolla composti da 4 parti).
Il frutto è una siliqua lineare a 4 spigoli ottusi e senza becco. Le valve sono carenate (il nervo mediano è più marcato). I semi all'interno della siliqua sono disposti in un'unica fila ed hanno una forma appiattita. Il peduncolo del frutto in genere è più corto della siliqua stessa. La disposizione dei frutti è divergente rispetto all'asse del racemo. I semi sono sprovvisti di endosperma.
Delle sette specie spontanee della flora italiana 5 vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla diffusione delle specie alpine[7].
Legenda e note alla tabella.
Per il “substrato” con “Ca - Si” si intendono rocce di carattere calcareo o siliceo; vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province). Comunità vegetali:
Ambienti:
Alcune specie sono eduli come ad esempio la Barbarea praecox. Nel mezzogiorno della Francia questa pianta viene coltivata e utilizzata come il ”crescione d'acqua” (Nasturtium officinale R. Br.), il sapore è solo un po' più pungente. Oppure la Barbarea vulgaris in diverse parti dell'Europa (ad esempio in Inghilterra e Svezia) viene raccolta con le foglie, bollita in acqua e quindi mangiata come ortaggio[9].
Barbarea W.T.Aiton, 1812 è un genere di piante angiosperme eudicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae, dall'aspetto di piccole erbacee bienni o perenni dalla tipica infiorescenza recemosa con fiori gialli.