La lucertola campestre (Podarcis siculus Rafinesque, 1810) è un rettile della famiglia Lacertidae.[2] È uno dei sauri più diffusi in Italia.
Descrizione
Esemplare di lucertola campestre ad Avellino
Le dimensioni variano dai 15 ai 25 cm, compresa la coda.
Ha una colorazione molto variabile a seconda della sottospecie e delle popolazioni locali: il dorso è verde, verde-oliva o verde-brunastro, variamente macchiettato e/o striato. Il ventre è biancastro o verdastro. Le popolazioni che vivono nelle isole piccole sono molto variabili e presentano grandi diversità nel disegno caratteristico del dorso. Quasi sempre sono presenti 2 macchie cerulee alla base delle zampe anteriori. Il bordo delle squame ventrali può essere azzurro.
Il corpo è agile e snello e le zampe muscolose, la coda può raggiungere il doppio della lunghezza del corpo[3]. Le dita, 5 per zampa, sono sottili e terminano con un artiglio che permette all'animale di arrampicarsi agilmente su ogni superficie ruvida.
I maschi adulti generalmente sono più grossi e possenti e hanno collo e testa più grandi e robusti delle femmine.
Biologia
Lucertola campestre a Firenze
È un sauro spiccatamente diurno e si può osservare, nel suo habitat, quasi sempre in presenza del sole.
Nella parte meridionale dell'areale, si può vedere anche in pieno inverno, durante le giornate tiepide e soleggiate.
Alla vista di un pericolo, scappano velocemente tra la vegetazione fitta o nelle crepe dei muri. Nelle zone frequentate dagli uomini, diventano fiduciose e si lasciano avvicinare anche a pochi metri. Se catturate possono ricorrere all'autotomia, liberandosi della coda (la quale ricrescerà comunque in seguito). Si nutrono principalmente di artropodi e occasionalmente anche di frutta matura ed esemplari piccoli della stessa specie.
I maschi adulti sono territoriali e si scontrano tra di loro. Sono anche capaci di nuotare, sebbene evitino di entrare in acqua.
La vita media è di circa 10 anni e vengono predate da serpenti, uccelli, piccoli mammiferi e gli esemplari giovani anche da grandi insetti come le mantidi religiose[3].
Riproduzione
La maturità sessuale viene raggiunta dai maschi ad un anno di vita e dalle femmine a due anni. Gli accoppiamenti iniziano in primavera dopo il letargo invernale.
I maschi inseguono le femmine e le bloccano con un morso sul tronco prima delle zampe posteriori. Poi piegandosi su se stessi uniscono la loro cloaca a quella della femmina. A volte le femmine mature presentano i segni dei morsi dei maschi sul ventre, riconoscibili per la forma a "V".
Le femmine depongono dalle 2 alle 12 uova nella vegetazione fitta, in buche nel terreno o sotto i massi.
Tra luglio ed agosto nascono i piccoli[3].
Distribuzione e habitat
Esemplare adulto di Podarcis siculus nelle campagne di Bernalda (MT)
In passato era considerata una specie tipica della Sicilia, da cui l'epiteto specifico. In realtà la specie è comune in tutta Italia ed anche in Francia, Svizzera, Slovenia, Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina e Croazia. È stata introdotta in Spagna, Turchia e negli Stati Uniti d'America[1].
In Italia è presente in tutta la penisola, nelle isole maggiori e in gran parte di quelle minori. Andando da sud verso nord nel suo areale, la specie diviene gradualmente meno diffusa mentre aumenta la diffusione di Podarcis muralis. Nelle aree in cui le due specie convivono, la P. muralis tende a diventare molto più rupicola e ad occupare nicchie diverse dalla più praticola e competitiva P. siculus.
Molto adattabile, è rinvenibile in una vasta tipologia di habitat. Frequenta muri e pendii rocciosi soleggiati, spesso in vicinanza delle coste, aree urbane e rurali, muretti a secco, giardini, parchi, prati con rocce ed alberi sparsi, zone rocciose, rive di fiumi con vegetazione, piccole isole, grandi scogli, margini del bosco, margini delle strade, siepi, macchia mediterranea, dune sabbiose, vigneti, frutteti, fino a 2.200 m slm[1].
Tassonomia
In passato sono state descritte numerose sottospecie per identificare le popolazioni di piccole isole o addirittura scogli attorno alle coste italiane, la validità di questi nomi tuttavia è stata messa in dubbio da recenti analisi genetiche:[2][4]
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Podarcis siculus adriaticus (Werner, 1902) - endemica dell'isola di Pelagosa[5]
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Podarcis siculus aemiliani Capolongo, 1985 - endemica degli scogli Maggiore e Minore di Apani[4]
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Podarcis siculus alverioi (Mertens, 1955)
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Podarcis siculus amparoae Capolongo, 1979 - endemica dell'isola di Dino[4]
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Podarcis siculus astorgae (Mertens, 1937)
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Podarcis siculus bagnolensis (Mertens, 1937)
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Podarcis siculus bolei (Brelih, 1961)
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Podarcis siculus calabresiae (Taddei, 1949) - endemica di Montecristo (Arcipelago Toscano)[4]
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Podarcis siculus campestris De Betta, 1857
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Podarcis siculus caporiaccoi (Taddei, 1949) - endemica di Capraia e Peraiola (Arcipelago Toscano)[4]
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Podarcis siculus cattaroi (Taddei, 1950)
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Podarcis siculus cettii (Cara, 1872)
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Podarcis siculus ciclopica (Taddei, 1949) - endemica dell'isola Lachea e Scoglio Madonnina (Arcipelago dei Ciclopi)[4]
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Podarcis siculus coeruleus (Eimer, 1872) - endemica del Faraglione di Fuori e del Faraglione di Mezzo (Capri); presenta dorso nero e gola, ventre, fianchi e sottocoda di un azzurro acceso[6]
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Podarcis siculus cucchiarai Palma, 1980
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Podarcis siculus dupinici (Radovanovic, 1956)
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Podarcis siculus fiumanoideus (Brelih, 1963)
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Podarcis siculus flavigulus (Mertens, 1937)
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Podarcis siculus gallensis (Eimer, 1881) - endemica delle isole Li Galli (Arcipelago Campano)[4]
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Podarcis siculus hadzii (Brelih, 1961)
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Podarcis siculus hieroglyphicus (Berthold, 1840)
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Podarcis siculus insularus (Mertens, 1937)
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Podarcis siculus klemmeri (Lanza & Capolongo, 1972) - endemica dell'isola Licosa[4]
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Podarcis siculus kolombatovici (Karaman, 1928)
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Podarcis siculus laganjensis (Radovanovic, 1956)
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Podarcis siculus lanzai (Mertens, 1967) - endemica dell'isola di Gavi (Arcipelago Pontino) [4]
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Podarcis siculus latastei (Bedriaga, 1879) - endemica di Ponza e Faraglione della Madonna (Arcipelago Pontino)[4]
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Podarcis siculus massinei (Mertens, 1961) [4]
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Podarcis siculus monaconensis (Eimer, 1881), endemica del faraglione Monacone (Capri) [4]
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Podarcis siculus nikolici (Brelih, 1961)
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Podarcis siculus palmarolae (Mertens, 1967) - endemica dell'isola di Palmarola (Arcipelago Pontino) [4]
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Podarcis siculus pasquinii (Lanza, 1952) - endemica dello scoglio Cappello (Arcipelago Pontino)[4]
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Podarcis siculus paulae (Lanza, Adriani & Romiti, 1971) - presente unicamente sull'isola di Santo Janni di Maratea[4]
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Podarcis siculus pelagosae (Bedriaga, 1886)
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Podarcis siculus pirosoensis (Mertens, 1937)
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Podarcis siculus pohlibensis (Radovanovic, 1970)
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Podarcis siculus premudanus (Radovanovic, 1959)
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Podarcis siculus premudensis (Radovanovic, 1959)
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Podarcis siculus pretneri (Brelih, 1961)
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Podarcis siculus radovanovici (Brelih, 1961)
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Podarcis siculus ragusae (Wettstein, 1931)
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Podarcis siculus salfii (Lanza, 1954) - endemica dell'isola di Vetara (Arcipelago Campano)[4]
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Podarcis siculus samogradi (Radovanovic, 1956)
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Podarcis siculus sanctinicolai (Taddei, 1949) - endemica delle isole Tremiti [4]
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Podarcis siculus sanctistephani (Mertens, 1926) † - endemica dell'isola di Santo Stefano (Arcipelago Pontino)
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Podarcis siculus tyrrhenicus (Mertens, 1932) - endemica dell'isola del Giglio e Giannutri (Arcipelago Toscano) [4]
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Podarcis siculus vesseljuchi (Radovanovic, 1959)
Conservazione
È inserita nel Secondo Allegato della Convenzione di Berna e nella Quarta Appendice della Direttiva Habitat dell'Unione europea. È protetta anche localmente dagli Stati in cui è presente[1].
Galleria d'immagini
Lucertola campestre a caccia che ha catturato un lepidottero.
Due individui, un maschio a destra e una femmina a sinistra, su roccia.
Esemplare con particolare disegno del dorso, a Priverno
Note
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^ a b c d (EN) Jelka Crnobrnja Isailovic et al. 2008, Podarcis siculus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
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^ a b Podarcis siculus, su The Reptile Database, Zoological Museum Hamburg. URL consultato l'11 novembre 2012.
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^ a b c Italian Wall lizard, Podarcis sicula (Rafinesque-Schmaltz, 1810), su Reptiles & Amphibiens de France. URL consultato il 16 aprile 2011.
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^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Corti C. & Lo Cascio P., I lacertidi italiani, Palermo, L'Epos, 1999, ISBN 978-88-8302-104-6.
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^ Podarcis sicula subspecies, su Cyberlizard (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2008).
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^ Bruschi S., Cipolla R.M., Corti C., Nappi A., Notes on the morphology of Podarcis sicula coerulea, the blue lizard of the Faraglioni di Capri (PDF), in Bologna M.A., Capula M., Carpaneto G.M., Luiselli L., Marangoni C., Venchi A. (eds.), Riassunti del 6 ° Congresso nazionale della Societas Herpetologica Italica, Roma, Stilgrafica, 2006, pp. 27-28. URL consultato il 25 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2014).
Bibliografia
- Lanza B. & Corti C., 1996. Evolution of the knowledge on the Italian herpetofauna during the 20th century. Boll. Mus. Civ. St. nat. Verona, 20: 373-436.
- Corti C., Lo Cascio P., Biaggini M, Mainland and Insular Lacertid Lizards: a Mediterranean Perspective (PDF), Firenze University Press, 2006, ISBN 978-88-6453-122-9.
- Sindaco R., Doria G., Razzetti E. & Bernini F., 2006. Atlante degli Anfibi e dei Rettili d'Italia. Societas Herpetologica Italica - Edizioni Polistampa, Firenze