Il cardo scabro (Cirsium scabrum (Poir.) Bonnet & Barratte, 1896) è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.[1][2][3]
Il nome del genere (cirsium) deriva dalla parola greca kirsos = varice; da questa radice deriva poi la denominazione Kirsion, un vocabolo che sembra servisse ad identificare una pianta usata per curare questo tipo di malattia. Da kirsion in tempi moderni il botanico francese Tournefort (1656 - 708) derivò il nome Cirsium dell'attuale genere.[4][5]
Il nome italiano “cardo” è abbastanza generico in quanto nel linguaggio comune si riferisce a diversi generi e specie di piante. Tra i generi che vengono chiamati direttamente “cardo”, oppure hanno una o più specie che comunemente si chiamano con questo nome citiamo: Carduus, Carduncellus, Carlina, Centaurea, Cnicus, Cynara, Echinops, Galactites, Jurinea, Onopordum, Scolymus, Silybum, Tyrimnus, tutti della famiglia delle Asteraceae. Ma anche in altre famiglie abbiamo dei generi con delle specie che volgarmente vengono chiamate “cardi” : il genere Eryngium della famiglia delle Apiaceae o il genere Dipsacus della famiglia delle Dipsacaceae.
Il binomio scientifico della pianta di questa voce è stato perfezionato dal naturalista elvetico Jean François Aimé (Théophile, Gottlieb) Philippe Gaudin (1766 - 1833) nella pubblicazione ”Flora Helvetica: sive, Historia stirpium hucusque cognitarum in Helvetia et in tractibus counterminis aut sponte nascentium aut in hominis animaliumque usus vulgo cultarum continuata. Turici” nel 1829.[6]
L'epiteto specifico (scabrum = scabro, rugoso) fa probabilmente riferimento all'aspetto di alcune parti della pianta.[7]
È una pianta erbacea perenne alta 20 - 30 dm. La forma biologica è emicriptofita scaposa ("H scap"), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[8][9][10][11][12][13][14][15]
Radici secondarie da rizoma.
Il fusto è eretto, ramoso-corimboso, con superficie striata e più o meno tomentosa. Non è alato.
Le foglie basali, grandi e spinose, sono disposte a rosetta. Le foglie cauline, lanceolate, profondamente incise (con larghi lobi) e con base amplessicaule e presentano spine giallastre apicali. La lamina superiore è spinulosa, quella inferiore è bianco-tomentosa. Dimensione delle foglie basali: 4 - 8 dm. Dimensione delle foglie cauline: larghezza 2 – 4 cm; lunghezza 7 – 10 cm.
Le infiorescenze (composte da capolini subsessili) sono scapose o di tipo corimboso e sono sottese da 2 - 3 foglie bratteiformi lunghe più o meno come i capolini. I capolini, discoidi e omogami, sono formati da un involucro a forma più o meno cilindrica composto da brattee (o squame) disposte su più serie all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori. Le squame (o brattee) dell'involucro sono disposte in modo embricato e scalato; in genere all'apice sono spinose (quelle più interne possiedono delle appendici rudimentali). Il ricettacolo, provvisto di pagliette a protezione della base dei fiori, può essere rivestito di pula (come il chicco del grano o del riso), oppure può essere setoloso, raramente è nudo (senza pagliette). Diametro dei capolini: 2 - 2,5 mm. Larghezza degli involucri: 18 – 25 mm. Lunghezza della spina apicale delle brattee involucrali: 0,5 – 1 mm.
I fiori in genere sono tubulosi (del tipo actinomorfi)[16], e sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi e fertili. Molto raramente sono presenti dei fiori periferici radiati e sterili.
Il frutto è un achenio con un pappo. Le forme dell'achenio possono essere obovoidi-fusiformi, compresse lateralmente, con areole a inserzione diritta o laterale-abassiale. Il pericarpo dell'achenio possiede delle sclerificazioni radiali spesso provviste di protuberanze. Il pappo è inserito su una piastra apicale all'interno di una anello di tessuto parenchimatico. Le setole del pappo sono disposte su una o più serie e sono decidue come un pezzo unico e si presentano barbate o piumate. Lunghezza del pappo: 4,5 – 5 mm.
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[21], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[22] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[23]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[2][12][24]
Cardueae è una delle 4 tribù della sottofamiglia Carduoideae. La tribù Cardueae a sua volta è suddivisa in 12 sottotribù (la sottotribù Carduinae è una di queste). Il genere Cirsium elenca 435 specie con una distribuzione cosmopolita, 35 delle quali sono presenti spontaneamente sul territorio italiano.[3][12][13][14][25][26]
Il genere di questa voce è inserito nel gruppo tassonomico della sottotribù Carduinae.[14] In precedenza provvisoriamente era inserito nel gruppo tassonomico informale "Carduus-Cirsium Group".[12] La posizione filogenetica di questo gruppo nell'ambito della sottotribù è abbastanza vicina al "core" della sottotribù (con il genere Carduus forma un "gruppo fratello") e dalle analisi molecolari è stato calcolato in 7,2 milioni di anni fa la separazione di questo genere dal resto del gruppo (è stato l'ultimo a separarsi).[25][26]
Il numero cromosomico per questa specie é: 2n = 34.[15]
I caratteri distintivi di questa specie nell'ambito del genere sono:[15][27]
Questi caratteri sono più o meno condivisi con le seguenti specie (tra parentesi sono indicati alcuni caratteri distintivi della specie):[27]
Il cardo scabro (Cirsium scabrum (Poir.) Bonnet & Barratte, 1896) è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.