Lophophora williamsii (Lem.) J.M.Coult., 1894 è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Cactacee[2], comunemente nota come peyote.
Il suo principale principio attivo è la mescalina, molecola psichedelica, cosa che lo rende usato tradizionalmente come enteogeno e come componente essenziale per alcuni riti religiosi o altre pratiche tra le quali meditazione, psiconautica, onironautica, terapia psichedelica. I nativi americani lo usavano anche come farmaco; fuori dall'uso tradizionale è sovente utilizzato in ambito occidentale quale psichedelico ricreativo.
Il nome scientifico del genere deriva dal greco: lophos, ossia cresta e phoro, ossia portatore, per via dei peli presenti in ogni areola[3]; la pianta è anche conosciuta con il nome di peyote (dal nahuatl: peyotl ovvero pane degli dei) o mescal.[4]
La pianta presenta numerose infiorescenze globose di colore verde scuro tendente al grigio e 7-13 costolature, su cui crescono minute areole senza spine (o con deboli spine quando la pianta è più giovane).[5] Fra marzo e settembre si potrà osservare la fioritura caratterizzata da petali di colore bianco o rosa, a cui seguirà lo sviluppo del frutto claviforme contenente semi neri, ovoidi, del diametro di circa 1,5 millimetri.[6] Tali semi, ricchi di mescalina, venivano un tempo usati dai nativi americani come allucinogeno nei riti sciamanici.[4] È dotato di una grossa radice a fittone fortemente ramificata.[6]
L'area d'origine della Lophophora williamsii è il Messico, dove cresce spontaneamente nelle zone desertiche di Chihuahua, Durango e Querétaro[7], ed alcuni territori nel Sud del Texas[6]. Si trova principalmente ad altitudini comprese fra i 100 ed i 1500 metri, ma nel Deserto di Chihuahua lo si può incontrare fino a 1900 m s.l.m.. Cresce riparato fra le rocce od immediatamente a ridosso di grandi piante.
La IUCN Red List classifica Lophophora williamsii come specie vulnerabile.[1]
La pianta va coltivata in un luogo luminoso e arieggiato, con temperature anche molto basse in inverno (in inverno è consigliato porre questa pianta in una serra temperata ad una temperatura di 6-10 °C). Nei mesi primaverili ed estivi va annaffiata moderatamente attendendo che la terra sia asciutta prima di annaffiare nuovamente, mentre a partire da ottobre il terreno è da lasciare completamente a secco.[8]
Il peyote è noto per gli effetti psicotropi che si verificano, in caso di assunzione, a causa della forte presenza di alcaloidi, in particolare della mescalina. Gli effetti allucinogeni possono essere anche accompagnati da cambiamenti fisici come tachicardia, bradipnea e nausea. In particolare, tali effetti sono causati dagli alcaloidi derivati dalla fenetilamina: dopamina, noradrenalina, adrenalina e serotonina, reagendo con tali composti, provocano le attività legate al sistema nervoso.[9] Nel 1982, uno studio relativo agli alcaloidi presenti in questa specie, ha portato a distinguerne ben 52.[3]
Oltre alle sue proprietà psicoattive, i nativi americani la usavano per comunicare col soprannaturale, oltre che per scopi terapeutici; per il trattamento di patologie come mal di denti, dolore da parto, febbre, dolori al petto, problemi di tipo dermatologico, reumatismi, diabete, raffreddore, cecità.[11] In America alcuni farmaci contenenti sostanze estratte dal peyote vengono chiamati Anhalonium e sono utilizzati e prescrivibili per il trattamento di asma, nevrosi, nevrastenia. È anche estratta dalla pianta una molecola capace di attività antibiotica, chiamata peyocactina.
L'uso del peyote si svolge all'interno di un complesso di rituali, chiamato dagli occidentali peyotismo, che i nativi americani ritengono possa permettere la comunione con gli Dèi e con gli antenati, dare forza, fornire una guida e guarire. La guarigione può essere sia psichica che fisica. Il rituale in genere inizia la sera, e comprende la preghiera, l'ingestione del peyote, i "canti del peyote", i rituali dell'acqua, e la contemplazione; termina la mattina successiva con la colazione.[12]
Scavi archeologici sul fiume Rio Grande in Texas indicano la probabilità che i nativi americani abbiano usato il peyote già cinque mila e mezzo anni fa.[13]
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vuoto o mancante (aiuto) Lophophora williamsii (Lem.) J.M.Coult., 1894 è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Cactacee, comunemente nota come peyote.
Il suo principale principio attivo è la mescalina, molecola psichedelica, cosa che lo rende usato tradizionalmente come enteogeno e come componente essenziale per alcuni riti religiosi o altre pratiche tra le quali meditazione, psiconautica, onironautica, terapia psichedelica. I nativi americani lo usavano anche come farmaco; fuori dall'uso tradizionale è sovente utilizzato in ambito occidentale quale psichedelico ricreativo.