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Achillea clavennae ( İtalyanca )

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Il Millefoglio di Clavena (nome scientifico Achillea clavennae L., 1753) è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae simile alle “margherite”.

Etimologia

La tradizione (trasmessa a noi da Plinio) vuole che Achille curò alcune ferite dei suoi compagni d'arme, nell'assedio di Troia, con tale pianta; da qui il nome del genere (Achillea). Sembra che sia stato Chirone (suo maestro) ad informarlo delle capacità cicatrizzanti della pianta.[1] Il nome della specie (clavennae) è in onore del botanico bellunese N. Clavena (sec. XVII).[2]
Il binomio scientifico attualmente accettato (Achillea clavennae) è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.[3]

Descrizione

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Il portamento
Località: Passo di Falzarego, Cortina (BL), 2105 m s.l.m. - Data 25/07/2008

I “Millefoglio di Clavena” sono piante basse: 15 – 25 cm al massimo. La forma biologica viene definita come emicriotifita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee perenni con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve; sono inoltre dotate di un asse fiorale eretto e con poche foglie. La pianta ha un odore simile alla canfora (è aromatica) ed ha un habitus sericeo-argentato (o anche grigio-tomentoso).

Radici

Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un fusto legnoso ad andamento orizzontale.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta e ascendente. Alla base è legnosa e i rami sono indivisi e fogliosi nei 2/3 inferiori della pianta.

Foglie

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Le foglie
Località: Passo di Giau, Cortina (BL), 2233 m s.l.m. - Data 12/08/2009

Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alterno. Quelle basali formano dei cespi compatti anche se le foglie sono abbastanza spaziate fra di loro.[1] Le foglie sono del tipo divise pennatopartite (a 3-5 coppie di segmenti) con rachide lungamente alata; i segmenti sono da lobati e ottusi a strettamente lanceolati e acuti o anche 2-3-forcati. Il colore è grigio-verde. Le foglie cauline sono sessili (quelle basali sono abbraccianti il caule). Dimensione dei segmenti: larghezza 2 mm; lunghezza 10 – 15 mm.

Infiorescenza

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I capolini
Località: "Giardino Botanico delle Alpi Orientali", Monte Faverghera (BL), 1500 m s.l.m. - Data 02/07/2009

Le infiorescenze sono dei piccoli capolini terminali (da 5 a 15) peduncolati e raccolti in corimbi lassi. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro a forma cilindrico-ovoide composto da più squame (o brattee) pubescenti con margine scarioso[4] e nero che fanno da protezione al ricettacolo piatto a pagliette trasparenti[1] sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (da 5 a 9) di colore bianco, disposti in un unico rango e quelli interni tubulosi di colore ocra chiaro-pallido. Diametro medio del capolino: da 15 a 18 mm. Dimensione dell'involucro: larghezza 3 – 4 mm; lunghezza 5 – 6 mm.

Fiore

I fiori sono simpetali, zigomorfi (quelli ligulati) e attinomorfi (quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (quelli tubulosi) sono bisessuali.

  • Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
* K 0/5, C (5), A (5), G (2), infero, achenio[5]
  • Calice: i sepali sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: i fiori periferici sono sub-rotondi a disposizione raggiante; iniziano alla base con una corolla tubulosa che termina poi con una ligula ribattuta verso il basso e allargata con 2 – 3 denti ottusi. La ligula è lunga quanto l'involucro. Quelli del disco centrale hanno delle corolle tubulari a 5 denti.
  • Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo.
  • Gineceo: lo stilo è unico con uno stimma bifido giallo (sporgente dalla fioritura) con le estremità troncate[4] e linee stigmatiche disposte marginalmente[4]; l'ovario è infero e uniloculare formato da due carpelli concresciuti e contenente un solo ovulo.
  • Fioritura: da giugno a settembre.

Frutti

I frutti sono degli acheni grigi privi di pappo.[1] La forma è compressa quasi appiattita.[6] Dimensione degli acheni: 2 mm.

Biologia

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Distribuzione e habitat

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Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[7] – Distribuzione alpina[8])

Fitosociologia

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[8]

Formazione: delle comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite
Classe: Elyno-Seslerietea variae
Ordine: Seslerietalia variae
Alleanza: Seslerion variae

Sistematica

La famiglia di appartenenza della Achillea clavennae (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[10] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[11]). Il genere di appartenenza (Achillea) è composto da circa un centinaio di specie, delle quali due dozzine circa fanno parte della flora spontanea italiana.
Il numero cromosomico di A. clavennae è: 2n = 18.[3]
Il nome scientifico di questa specie spesso si trova anche nella forma Achillea clavenae.

Variabilità

È una specie molto polimorfa. Le caratteristiche più soggette a variabilità sono:[2]

  • il portamento (alto o basso, più o meno prostrato);
  • la forma delle foglie;
  • le dimensioni dei capolini;
  • presenza o assenza di ghiandole sugli acheni.

Qui sotto sono indicate alcune varietà non presenti in Italia. L'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale[3]:

  • Achillea clavenae var. argentea Vis.
  • Achillea clavenae var. intercedens Heimerl

Ibridi

Con la specie Achillea atrata la pianta di questa voce forma il seguente ibrido interspecifico:

  • Achillea atrata x clavennae

Sinonimi

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Ptarmica clavennae (L.) DC.
  • Ptarmica thomasiana (Haller f.) DC. (sinonimo dell'ibrido Achillea atrata x clavennae)

Specie simili

Tutti i Millefoglie sono molto simili tra di loro. Questa specie può essere distinta in quanto abitatrice di alte quote alpine e con un areale abbastanza specifico (Alpi orientali) e con caratteristiche foglie grigio-tomentose.

Usi

Cucina

In liquoreria è una pianta spesso usata per aromatizzare la grappa o per confezionare amari artigianali.

Altre notizie

Il Millefoglio di Clavena in altre lingue viene chiamata nei seguenti modi:

  • (DE) Clavenas Schafgarbe
  • (FR) Achillée de Clavena
  • (EN) Austrian Milfoil
  • (SL) Planinski pelin

Note

  1. ^ a b c d Motta 1960, Vol. 1 – pag. 25.
  2. ^ a b Pignatti 1982, Vol. 3 – pag. 80.
  3. ^ a b c Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 22 aprile 2011.
  4. ^ a b c Judd 2007, pag. 522.
  5. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  6. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 7.
  7. ^ Conti et al. 2005, pag. 45.
  8. ^ a b Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 486.
  9. ^ Catalogazione floristica - Università di Udine, su flora.uniud.it. URL consultato il 22 aprile 2011.
  10. ^ Judd 2007, pag. 520.
  11. ^ Strasburger 2007, pag. 858.

Bibliografia

  • M. L. Sotti, M.T. della Beffa, Le piante aromatiche. Tutte le specie più diffuse in Italia, Mondadori, 1989.
  • Funk V.A., Susanna A., Stuessy T.F. and Robinson H., Classification of Compositae (PDF), in Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009, pp. pp.171-189. URL consultato il 5 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2016).
  • Christoph Oberprieler, Sven Himmelreich & Robert Vogt, A new subtribal classification of the tribe Anthemideae (Compositae) (PDF) , in Willdenowia 37 – 200, pp. pp.102-103.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore. Volume 1, 1960, p. 24.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 3, Bologna, Edagricole, 1982, p. 80, ISBN 88-506-2449-2.
  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2 anno=2004, Bologna, Zanichelli, p. 486.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 45, ISBN 88-7621-458-5.

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