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Nòm nen arzolvù

Digitalideae

Digitalideae ( Italian )

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Digitalideae (Dumort.) Dumort., 1829 è una tribù di piante spermatofite, dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Plantaginaceae.[1][2][3]

Etimologia

Il nome della tribù deriva dal suo genere tipo Digitalis L., 1753 la cui etimologia deriva dalla parola latina per "ditale" e fa riferimento alla particolare forma della corolla di uno dei fiori di questo genere. A denominare così questo genere è stato il botanico e medico tedesco Leonhart Fuchs (Wemding, 17 gennaio 1501 – Tubinga, 10 maggio 1566).[4][5]

Il nome scientifico della tribù è stato definito dal botanico, naturalista e politico belga Barthélemy Charles Joseph Dumortier (Tournai, 3 aprile 1797 – 9 giugno 1878) nella pubblicazione "Analyse des Familles de Plantes: avec l'indication des principaux genres qui s'y rattachent. Tournay - 24. 1829." del 1829.[6][7]

Descrizione

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Il portamento
Digitalis ferruginea
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Infiorescenza
Erinus alpinus
  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X o * K (4-5), [C (4) o (2+3), A 2+2 o 2], G (2), capsula.[8]
  • Il calice, gamosepalo e persistente, è formato da un tubo campanulato terminante con 5 lobi profondamente divisi (in genere il lobo posteriore è più stretto). La forma dei lobi è da lanceolata-triangolare a lineare-oblunga.
  • La corolla, gamopetala, è formata da un tubo da cilindrico a campanulato (a volte è piatto-globoso), normalmente ristretto verso la base, terminante con due labbra (a volte la corolla si presenta debolmente attinomorfa). Il labbro posteriore è ricurvo e dentellato, quello anteriore è più lungo. L'interno della corolla è munito di setole pelose per evitare l'intrusione di animaletti troppo piccoli per essere utilizzati per l'impollinazione. Il colore della corolla è porpora, violetto, bianco, arancio o giallo con venature/macchie brune o porpora.
  • L'androceo è formato da 4 stami inclusi (o appena sporgenti) nel tubo corollino. I filamenti sono adnati alla corolla. Le antere sono sagittate ed hanno due teche separate (confluiscono all'apice), uguali con forme arrotondate. Le antere maturano prima dello stigma.
  • I frutti sono delle capsule a due logge con deiscenza setticida. I semi sono angolosi, convessi dorsalmente e piatti ventralmente con testa membranosa o reticolata.

Riproduzione

Distribuzione e habitat

La distribuzione delle specie di questo gruppo è fondamentalmente eurasiatica con climi più o meno temperati.

Tassonomia

La famiglia di appartenenza di questo gruppo (Plantaginaceae) comprende 113 generi con 1800 specie[8] (oppure secondo altri Autori 114 generi e 2400 specie[9], o anche 117 generi e 1904 specie[2] o 90 generi e 1900 specie[12]) ed è suddivisa in tre sottofamiglie e oltre una dozzina di tribù. La tribù di questa voce appartiene alla sottofamiglia Digitalidoideae.[1]

Composizione della tribù

La tribù si compone di 3 generi e 29 specie:[1][2]

Nota: il genere Erinus recentemente è stato trasferito dalla sottotribù Wulfeniinae (tribù Veroniceae Duby, 1820).[2][3]

Filogenesi

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Cladogramma della tribù

Storicamente questo gruppo ha fatto parte della famiglia Scrophulariaceae (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist).[13] In seguito è stato descritto anche all'interno della famiglia Veronicaceae. Attualmente con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stata assegnata alla famiglia delle Plantaginaceae e sottofamiglia Digitalidoideae (Dum.) Luerss..[12]

Da un punto di vista filogenetico il genere Erinus risulta in posizione "basale", mentre Isoplexis fa parte del "core" della tribù. La circoscrizione di Digitalis è ancora incerta e secondo gli ultimi studi il genere non è monofiletico. All'interno della sottofamiglia Digitalidoideae la tribù Digitalideae è "gruppo fratello" della tribù Veroniceae.[3] Il cladogramma a lato tratto dallo studio citato e semplificato mostra l'attuale conoscenza della struttura filogenetica della tribù.

Specie italiane

Nella flora spontanea italiana sono presenti due generi di questa tribù:[10][14]

Alcune specie

Note

  1. ^ a b c d Kadereit 2004, pag. 394.
  2. ^ a b c d Olmstead 2012.
  3. ^ a b c Albach et al 2005.
  4. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 4 aprile 2017.
  5. ^ a b c Motta 1960, Vol. 2 - pag. 15.
  6. ^ Crescent Bloom Database, su crescentbloom.com. URL consultato il 4 aprile 2017 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2009).
  7. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 4 aprile 2017.
  8. ^ a b c Judd et al 2007, pag. 493.
  9. ^ a b Strasburger 2007, pag. 852.
  10. ^ a b Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 551.
  11. ^ Musmarra 1996.
  12. ^ a b c Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 15 gennaio 2017.
  13. ^ Motta 1960, Vol. 2 - pag. 363.
  14. ^ Conti et al. 2005.

Bibliografia

  • Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
  • Richard Olmstead, A Synoptical Classification of the Lamiales, 2012.
  • Kadereit J.W, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VII. Lamiales., Berlin, Heidelberg, 2004.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 496, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • D. C. Albach, H. M. Meudt and B. Oxelman, Piecing together the “new” Plantaginaceae, in American Journal of Botany, vol. 92, n. 2, 2005, pp. 297-315 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2016).
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 2, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore. Volume 2, 1960.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.

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Digitalideae: Brief Summary ( Italian )

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