Ampelocalamus calcareus C.D.Chu & C.S.Chao, 1983 è una specie di piante spermatofita monocotiledone di bambù appartenente alla famiglia Poaceae (ordine delle Poales).[1][2][3][4]
Etimologia
Il nome generico (Ampelocalamus) deriva da due parole ampelo (= viticcio) e "calamus" (= canna, giunco o gambo).[5] L'epiteto specifico (calcaeus) deriva da "calcare" o "suolo gessoso" e fa riferimento al substrato della pianta.[6]
Il nome scientifico della specie è stato definito dai botanici asiatici Cheng De Chu (1928-) e Chi Son Chao (1936-) nella pubblicazione "Acta Phytotaxonomica Sinica. Pechino - 21(2): 204" del 1983.[7]
Descrizione
- Il portamento delle specie di questa sottotribù è arbustivo con culmi pendenti. Le radici sono rizomatose e leptomorfe. Gli internodi sono affusolati, distalmente pubescenti; i nodi sono prominenti (gonfiati). I rami sono 5 - 7 più o meno uguali. Dimensione dei culmi: larghezza 4 – 5 mm; lunghezza 1,5 metri.[2][8][9][10][11][12][13][14][15]
- Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le guaine, più corte degli internodi, sono persistenti e macchiate irregolarmente. Sono presenti dei padiglioni auricolari con forme subcircolari. Le ligule sono corte con apice colorato di bianco e fimbriato. La lama è riflessa, colorata di verde, con forme ovato-lanceolate. I rami laterali possiedono due o tre foglie con guaine glabre, lucide e margini cigliati. Anche nel fogliame sono presenti dei padiglioni auricolari. Le venature sono parallelinervie.
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Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze sono per lo più ramificate ed hanno la forma di una grande pannocchia aperta. Le spighette possono essere molto numerose.
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Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, con un breve pedicello, sono formate da alcuni fiori sottesi da due brattee chiamate glume (inferiore e superiore). Le spighette possono terminare all'apice con un fiore sterile. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma.
- I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.
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- Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:[8]
- , P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.
- Il perianzio in genere è ridotto e formato da tre lodicule, delle squame, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali).
- I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, ovoidali o subglobosi, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo, carnoso e succulento, è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è provvisto di epiblasto. I margini embrionali della foglia si sovrappongono. La fessura scutellare è assente.
Riproduzione
- Impollinazione: in generale le erbe delle Poaceae sono impollinate in modo anemogamo. Gli stigmi piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo.
- Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
- Dispersione: i semi cadendo (dopo aver eventualmente percorso alcuni metri a causa del vento –dispersione anemocora) a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Distribuzione e habitat
La specie di questa voce abitano le foreste a foglia larga fino a quote di 500 m s.l.m.. La distribuzione è relativa alla provincia cinese di Guizhou.[13]
Tassonomia
La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9.700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9.500[11]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 11 sottofamiglie, la specie di questa voce è descritta al'interno della sottofamiglia Bambusoideae (tribù Arundinarieae).[2][8]
Filogenesi
La conoscenza filogenetica della tribù Arundinarieae è ancora in via di completamento. Per il momento i botanici (provvisoriamente) dividono la tribù in 12 cladi. La specie di questa voce è compresa nell'undicesimo clade (Clade XI) definito provvisoriamente "Ampelocalamus" calcareus.[2]
Ampelocalamus calcareus non è correlato alle altre specie del genere Ampelocalamus la maggior parte delle quali sono descritte all'interno del quinto clade della tribù (Phyllostachys clade). La posizione filogenetica della specie di questa voce all'interno delle Arundinarieae non è ancora ben definita. Secondo alcune ricerche questa specie, endemica asiatica (cinese), risulta essere il primo taxon divergente delle Arundinarieae, nella filogenesi della tribù si trova quindi in posizione "basale" e risulta "gruppo fratello" di tutti i rimanenti lignaggi in questa tribù.[3][4]
Note
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^ The Plant List, su theplantlist.org. URL consultato il 2 ottobre 2018.
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^ a b c d Kellogg 2015, pag. 168.
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^ a b Zhang et al. 2016, pag. 122.
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^ a b PeerJ 2018, pag. 14.
-
^ David Gledhill 2008, pag. 46.
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^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 2 ottobre 2018.
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^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 2 ottobre 2018.
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^ a b c Judd et al 2007, pag. 311.
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^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 451.
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^ Motta 1960, Vol. 2 - pag. 346.
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^ a b Strasburger 2007, pag. 814.
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^ Pasqua et al 2015, pag. 467.
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^ a b eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato il 2 ottobre 2018.
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^ Kew - GrassBase - The Online World Grass Flora, su powo.science.kew.org. URL consultato il 2 ottobre 2018.
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^ Attigala 2015, pag. 163.
Bibliografia
- Elizabeth A. Kellogg, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume XIII. Flowering Plants. Monocots. Poaceae., St. Louis, Missouri, USA, 2015.
- Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
- Sandro Pignatti, Flora d'Italia., Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
- Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore., 1960.
- Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
- G. Pasqua, G. Abbate e C. Forni, Botanica Generale - Diversità vegetale, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2015, ISBN 978-88-299-2718-0.
- Grass Phylogeny Working Group, Phylogeny and Classification of Poaceae (PDF), in Annals of the Missouri Botanical Garden, vol. 88, n. 3, 2001, pp. 373-457. URL consultato il 2 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
- David Gledhill, The name of plants, Cambridge, Cambridge University Press, 2008.
- Jeffery M. Saarela et al., A 250 plastome phylogeny of the grass family (Poaceae): topological support under different data partitions (PDF), in PeerJ, vol. 4299, 2018, pp. 1-71. URL consultato il 2 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2019).
- Robert J. Soreng et al., A worldwide phylogenetic classi?cation of the Poaceae (Gramineae) II: An update and a comparison of two 2015 classi?cations, in JSE - Journal of Systematics and Evolution, vol. 55, n. 4, 2017, pp. 259-290.
- Emmet J. Judziewicz & Lynn G. Clark, Classification and Biogeography of New World Grasses: Anomochlooideae, Pharoideae, Ehrhartoideae, and Bambusoideae (PDF), in Aliso: A Journal of Systematic and Evolutionary Botany, vol. 23, 1 (25), 2007, pp. 303-314. URL consultato il 2 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2018).
- Xian-Zhi Zhang, Chun-Xia Zeng, Peng-Fei Ma, Thomas Haevermans, Yu-Xiao Zhang, Li-Na Zhang, Zhen-Hua Guo, De-Zhu Li, Multi-locus plastid phylogenetic biogeography supports the Asian hypothesis of the temperate woody bamboos (Poaceae: Bambusoideae) (PDF), in Elsevier - Molecular Phylogenetics and Evolution, vol. 96, 2016, pp. 118-129.
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- Lakshmi Ruwani Attigala, Phylogenetics, systematics and evolution of the temperate woody bamboos with an emphasis on the Kuruna clade, in Iowa State University, 2015, pp. 1-220.