La melica comune (nome scientifico Melica uniflora Retz., 1779) è una specie di pianta spermatofita monocotiledone appartenente alla famiglia Poaceae (sottofamiglia Pooideae ex Graminaceae).[1]
Il nome generico (Melica) fa riferimento alla parola "miele" ossia "erba del miele", nome assegnato dal botanico, medico e anatomista italiano Andrea Cesalpino (Arezzo, 6 giugno 1519 – Roma, 23 febbraio 1603) ad una specie di sorgo.[2] Tale nome è stato dato probabilmente per la dolcezza del gambo di alcune specie di questo genere.[3] L'epiteto specifico (uniflora) significa "a fiore singolo".[4]
Queste piante arrivano ad una altezza di 3 - 4 dm, massimo 6 dm. La forma biologica è emicriptofita cespitosa (H caesp), sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e presentano ciuffi fitti di foglie che si dipartono dal suolo.[5][6][7][8][9][10][11]
Le radici sono secondarie (avventizie) da un rizoma sotterraneo.
Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie (quelle trasversali sono presenti ma deboli). Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille. Quelle inferiori sono ridotte alla sola guaina (colorata di violaceo).
Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, sono poco ramificate e formate da una pannocchia povera, ma aperta e unilaterale. Le spighette sono 1 - 6 (massimo 10), sono pendule su rami capillari allungati. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Dimensioni della pannocchia: larghezza 1 – 12 cm (massimo 18 cm); lunghezza 6 – 22 cm.
Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, pedicellate, con forme obovate e sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da un fiore fertile. È presente anche un fiore sterile (abortivo); in questo caso è in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla tra i fiori o sotto le glume persistenti. Lunghezza dei pedicelli: 2 – 5 mm. Lunghezza della spighetta: 4 – 7 mm.
I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.
I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono.
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[13]
Per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]
Descrizione. La suballeanza Ostryo carpinifoliae-Tilienion platyphylli è relativa alle associazioni nei boschi misti di latifoglie a carattere xero-termofilo dell’Europa sud-orientale. Questa cenosi si sviluppa nei fondovalle e negli ambienti di forra, principalmente nei settori a clima sub-Mediterraneo. In Italia queste comunità sono distribuite nell’Appennino centro-settentrionale. La caratteristica principale di questa suballeanza è un’elevata diversità della componente legnosa arborea (le diverse entità sono elecate nel seguente paragrafo: "Specie presenti nell'associazione").[16]
Specie presenti nell'associazione: Tilia plathyphyllos, Acer platanoides, Acer pseudoplatanus, Acer obtusatum, Fraxinus excelsior, Ulmus glabra, Ostrya carpinifolia, Fagus sylvatica, Symphytum tuberosum, Cardamine enneaphyllos, Polystichum setiferum, Lamiastrum galeobdolon, Geranium robertianum, Dryopteris filix-mas, Mercurialis perennis, Corylus avellana, Galium odoratum, Mycelis muralis, Primula vulgaris, Hedera helix, Fraxinus ornus, Acer campestre, Crataegus monogyna, Rosa arvensis, Cyclamen purpurascens, Tamus communis, Helleborus odorus, Festuca heterophylla, Daphne laureola, Hepatica nobilis, Euonymus latifolius, Ligustrum vulgare, Melittis melissophyllum e Clematis vitalba.
Altre alleanze per questa specie sono:[15]
La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9.700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9.500[9]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 11 sottofamiglie, il genere Melica è descritto all'interno della sottofamiglia Pooideae (tribù Meliceae) e raccoglie una novantina di specie distribuite nelle zone temperate in tutto il mondo.[5][6]
Il genere di questa specie (Melica) è descritto all'interno della supertribù Melicodae Soreng, 2017 (tribù Meliceae Link ex Endl., 1830).[5] La supertribù Melicodae, dal punto di vista filogenetico, è la seconda supertribù, dopo la supertribù Nardodae Soreng, 2017, ad essersi evoluta nell'ambito della sottofamiglia Pooideae.[17]
Per il genere di questa voce è descritta la seguente sinapomorfia: gli apici delle glume sono traslucidi.
Il numero cromosomico di M. unflora è: 2n = 18 (54).[18]
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]
La melica comune (nome scientifico Melica uniflora Retz., 1779) è una specie di pianta spermatofita monocotiledone appartenente alla famiglia Poaceae (sottofamiglia Pooideae ex Graminaceae).